martedì 6 aprile 2010

Marsha Meheran- Pane e Acqua di Rose


Scusate, posso chiedervi una cosa?
Ma i vostri mariti/compagni/fidanzati/ sono tutti dei figaccioni mai visti, tutti dotati di mascella volitiva e di conto in banca stratosferico? E hanno tutti un tempismo spaventoso, per cui vi sorprendono ogni volta, ora con una frase romantica, ora con un gesto volitivo, più spesso con un fine settimana in un castello o su uno yacht lungo un km?
Intendo dire, sono solo io quella che ha sposato uno normale, che è tutto fuorchè un Adone, che si fa un mazzo tanto lavorando più ore dell'orologio e che, se mai si distingue per scelta dei tempi, è solo per dire la cosa sbagliata nel momento peggiore?
No, perchè a leggere Pane e Acqua di Rose- e mille altri libri analoghi prima di questo- sembra proprio che l'unica ad aver fatto una simile scelta sia io, il che, onestamente, mi deprime. Quasi quanto mi ha depresso la lettura di questo libro, che è il seguito di Caffè Babilonia e che mai mi sarei sognata di acquistare se avessi letto prima il suo antecedente. La legge della "seconda puntata" ha colpito ancora e se già il primo era piuttosto deludente, nel complesso, questa seconda puntata è uno strazio: dalle mani palmate della donna del mistero alle tempeste ormonali della sorella minore, dalla coerenza di quella di mezzo, che passa dal velo di una khomeinista convinta a quello di una candidata al noviziato, al risveglio dei sensi della maggiore, passando per il prete che mette su una radio, per le feste di San Patrizio, per i pettegolezzi della parrucchiera e le spiate delle bigotte, sullo sfondo dei profumi che esalano dal ristorante che ha dato inizio a tutto. Si fosse chiamato "Cavoli a merenda", ci avrebbe azzeccato di più
Lasciatelo sullo scaffale.
Alessandra