mercoledì 27 agosto 2014

#blogstory2: I TAGLIOLINI AL LIMONE




 Volevo un gatto nero






Secondo la infallibile programmazione che dovrebbe scandire le pubblicazioni di questo nuovo blog, i Tagliolini al limone sarebbero dovuti comparire qui sopra l'altro ieri. Cioè lunedì, cioè il giorno dopo la domenica che, almeno qui nel Masonshire, è ancora il giorno deputato per i pranzi vecchio stile, quelli che prevedono la tovaglia buona e un numero di portate superiore a uno. In più, domenica scorsa la creatura ci avrebbe degnato della sua presenza e, visto che coi tortini dal cuore morbido mi era andata male, tanto valeva provarci con un altro dei suoi piatti preferiti. 
Che è quello che vedete nella foto.
Che però è stato preparato per la cena del martedì.
Perché per il pranzo del domenica si è perso il gatto.

Siccome prevedo un certo disorientamento nei lettori, provo a compattare in poche righe gli eventi che hanno portato all'ampliamento del nucleo familiare, con l'ingresso di un micino di 57 giorni, rigorosamente nero, rigorosamente vivacissimo, rigorosamente capace di ridurre all'imbecillità i tre membri che compongono questa famiglia, con l'insospettabile appendice del vicinato tutto, veterinario compreso.

La colpa, sia chiaro, è tutta del marito. 
Perchè, sia altrettanto chiaro, la sottoscritta,  gatti,  non ne voleva. 
Neanche cani, ad essere sinceri. O canarini, tartarughe, conigli, cocorite e tutto quello che va sotto la dicitura di "bisognoso di cure e attenzioni". 
Non è che una la chiamino Van Pelt per il buon cuore, intendo. 
E se mai aveste ancora qualche dubbio, date un'occhiata a quegli scheletri ingialliti e agonizzanti che altrove finiscono nei rifiuti organici, mentre a casa mia si ficcano nei vasi del salotto buono e si chiamano piante. 
Ma non avevo fatto i conti con le crisi di mezza età dell'ingegnere. 
E con gli argomenti persuasivi delle mie amiche- che in fondo un gatto è sempre meglio della badante ucraina della suocera, ultimo antidoto alle crisi di mezzetà in voga fra i mariti della mia generazione. 
O al personal trainer dalle lunghe ciglia, che ultimamente è un must. 
Insomma, a farla breve, ho ceduto. 
Ho allestito lettiere, trasportini, cuscini di varie fogge e misure, ho sacrificato scatole  ikea a quadretti verde salvia che tanto si intonavano con l'armadio della nonna e, per finire, ho arrancato alla guida della Classe A, con tutto l'armamentario nel sedile posteriore e il marito in preda alle nausee su quello di fianco. 
Al terzo incrocio "bucato", sono iniziate le doglie. 
Prima dell'ultima contrazione, ho trovato la strada.
Dopodiché, è stata tutta discesa, con questo amore di gattino che si affila le unghie sui miei polpacci, si appende ai braccialetti mentre scrivo al pc e si comporta come da manuale del gatto perfetto-ossia, gioca, mangia, dorme e, naturalmente,  si nasconde. 

In teoria, è tutto facile. 
In pratica, è un'altra cosa. 
Perchè la domenica, qui nel Masonshire, c'è un gran via vai di gente, che si moltiplica in modo esponenziale se, per disgrazia, c'è il sole. 
Allora, è tutto uno spalancarsi di porte, di conversazioni alla finestra, di bucati da stendere e da ritirare, di fiori da potare, di fagiolini da raccogliere, mentre, nel frattempo, ci si informa sulle condizioni del vicinato
"E suo marito, come sta?"
"E la mamma, si è ripresa?"
"E il bambino, va a scuola a settembre?"
"E il gatto... IL GATTO DOV'E'?"

Ve la faccio breve. Così breve, che vi dò solo i tasselli dell'intero mosaico. 
In primis, se avete avuto notizia di una specie di Erinni che vagava scarmigliata per tutto il Masonshire, al grido di "Winnieeeeeeeee- Winnieeeeeeeee*- vieni dalla mamma", quella ero io. 
Lo stesso vale per il crescendo di minacce- dal divorzio al suicidio, "che tanto all'inferno ci finisco comunque, per abbandono di felino"- che ho proferito, mentre piangevo afflosciata sul gradino della cucina. 
E lo stesso vale per il de profundis recitato sul pranzo della domenica, consumato con gli avanzi della sera prima, in un mesto silenzio. 
Durato fino a quando il gatto non si è materializzato, esattamente al centro del pavimento, sotto il tavolo. 
Sul dove si possa essere nascosto, sono aperte le scommesse: per parte mia, vi posso assicurare che ho guardato dappertutto e lo stesso han fatto il marito e la figlia. 
Quello che è certo è che, subito dopo la ricomparsa, è andato dritto dalla sua ciotolina, piena fino all'orlo, e si è fatto la mangiata più epocale della sua storia. 
"Fatemi capire" ha commentato la figlia, guardando desolata la sua porzione di pasta al forno scotta della sera prima. "Lui che è la causa del nostro pranzo saltato, mangia come un pascià e noi siam qui a finire gli avanzi?"
"E' il gatto prodigo" ho detto. 
E chiudiamola qui.

* propriamente, il vero nome del gatto sarebbe Sir Winston Van Pelt-Gennaro. Ma siccome il suddetto nome, per esteso, supera di qualche centimetro l'effettiva lunghezza del suo titolare, per ora lo chiamiamo Winnie. Che intanto, non risponde neanche a quello.



I TAGLIOLINI AL LIMONE

I tagliolini al limone sono un piatto difficilissimo da preparare. 
Un po' come la cacio e pepe: che uno legge due ingredienti e zero cottura e pensa subito di potercela fare, salvo poi chiedersi "dove ho sbagliato????" davanti ad un pappone colloso e informe.
Qui, uguale: tre ingredienti, ma un procedimento insidiosissimo, che si apprende solo da buoni maestri, da costante pratica e, particolare non trascurabile, da una lunga permanenza in Costiera amalfitana, dove questo piatto è nato e si è tramandato di generazione in generazione, assieme a tutti i trucchi perchè riesca alla perfezione. 
Uno dei quali è toccato anche a me. 
Complice la mamma di un mio alunno, che proveniva da quelle zone e che aveva deciso di manifestarmi la sua gratitudine, regalandomi una ricetta di famiglia, ad ogni bel voto che davo al figlio. 
Mai ho maledetto la mia integrità morale come quando preparo questo piatto, per inciso: ad ogni forchettata, mi mando un accidente. 
Ma tant'è: donna tutta d'un pezzo sono e quindi le ricette recuperate non son più di tre. Ma ciascuna, ne vale centomila. E questa, da sola, un milione.
Perchè con questo segreto, riuscirete ad ottenere dei tagliolini al limone cremosi come gli originali e non quelle robe da unti e bisunti che tanto ci piacciono per strada, ma nel piatto, per favore, no.
Per cui, mettetevi comodi e tendete l'orecchio...

per 4 persone
500 g di tagliolini freschi
200 ml di panna fresca liquida
60 g di burro
2 limoni (succo e scorza)
sale grosso, q.b.
Parmigiano Reggiano grattugiato
pepe nero (facoltativo)

Versate 800 ml di acqua in una pentola capiente, accendete il fuoco a fiamma media e fatevi sciogliere il burro. Poco prima che prenda il bollore, aggiungete il succo filtrato dei limoni e salate. 
Appena bolle, buttate i tagliolini e fateli cuocere per qualche minuto: vedrete che assorbiranno gran parte dell'acqua. In ultimo, aggiungete la panna: proseguite la cottura per un minuto o due, poi versate l'intero contenuto della pentola direttamente nella zuppiera, senza scolare la pasta. Aggiungete una generosa grattugiata di scorza di limone e servite. 
I commensali aggiungeranno a piacere Parmigiano grattugiato e pepe nero macinato all'istante. 


  • Come avrete capito, il segreto sta nelle dosi del'acqua di cottura. La ricetta della signora diceva "il doppio del peso dei tagliolini" e così ho sempre fatto in questi anni: tuttavia, negli ultimi tempi, ho ridotto di circa un quarto: su mezzo kg di tagliolini, calcolo 800 ml di acqua, anzichè un litro. Se non dovesse risultare sufficientemente brodoso, si possono sempre aumentare le dosi di panna alla fine. Finora non mi è mai capitato, però...

  • Altro segreto: la pasta deve essere fresca. Assorbe di più, tutto qui. Ma visto che il trucco è questo, tanto vale agevolarne la riuscita
  • I limoni devono essere di qualità eccelsa. Dò per scontato che non debbano essere trattati, ma se fossero di coltura biologica VERA (leggasi: del vostro giardino o di quello del vicino) sarebbe ancora meglio. Per quanto concerne le dosi, ho riportato quelle originali, ma non siete tenuti a rispettarle: se i limoni sono molto agri, due sono tanti, per dire. Di solito, parto col succo di uno solo e poi assaggio e mi regolo. dove invece è bene abbondare è nella grattugiata di scorza: usate una grattugia Microplane, per avere dei risultati eccellenti. 
  • Burro e panna ci vanno: potete ridurre il primo, anche della metà, mentre i 200 ml di panna finali ci vogliono tutti. D'altronde, questo non è un piatto dietetico e ridurne le calorie sarebbe l'equivalente di una bestemmia in chiesa. Se siete di quelli che demonizzano i latticini, cambiate ricetta. E magari anche blog. 
  • Altra cosa: la panna "da cucina" non abita qui. 
il trucco di Giulietta: quando l'acqua bolle, prima di buttare i tagliolini, prelevatene un mestolo o due e teneteli da parte: se i tagliolini dovessero assorbire poco liquido, vi eviterete l'effetto brodoso; se dovessero assorbirne troppo, avrete la risorsa per allungarlo, in cottura. 

..a chi ama la bilancia in cucina: andare a occhio, in questa ricetta, può essere fatale. E se ho capitolato pure io, è tutto detto.


    praticamente, è incorporata nel piatto. Anzi, mettete in preventivo che vi venga richiesto di continuo, in barba alle sacre regole della composizione del menu e che qualcuno vi presenti a stimati professionisti come "quella dei tagliolini al limone", in barba ai titoli di cui pensavate di potervi fregiare, almeno in certe occasioni. 
    se optate per la monoporzione, assicuratevi che nel piatto rimanga un po' di condimento: non scolateli troppo asciutti, cioè. E' meglio servirsi di un mestolo e di arrotolare lì le porzioni su una forchetta, in modo da raccogliere anche un po' di "sugo" con cui irrorare i tagliolini. 
    alle erbette non si dice mai no: il basilico, in questo caso, è perfetto.